A distanza - Stefano Ascente
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A distanza

andare, tornare, conservare, abitare

“Ciò che emoziona nei nostri antichi siti è la distanza. “Ma non nel senso banale del ‘passato’. Non è che la distanza stia nell’antico: è l’antico che sta nella distanza. Ma nella distanza, poi, sta tutto ciò che è, ogni emozione, cioè ogni esperienza. Ogni cosa è per noi nell’esperienza a condizione di una certa distanza. Per esser mossi, emozionati, da un sorriso o da un’idea, noi dobbiamo da un lato provenirne, essere nel pathos di quel sorriso, di quell’idea; e dall’altro dobbiamo porci in cammino verso di essi, porli come oggetto della nostra emozione. Stiamo a distanza tra provenienza e destinazione” (…)
Carlo Sini, Il silenzio e la parola , Marietti, 1989

“(…) Teoria del dinamismo universale: ogni cosa esiste in quanto cosa unica e individuata nella misura in cui è capace di resistere al tempo…Ogni esistenza è l’espressione di un conflitto tra l’effetto erosivo e degradante della durata e un principio astratto di permanenza (di genesi) che assicura la stabilità della forma…Le entità meno stabili devono evidentemente fare appello, per mantenersi, alla presenza di entità più stabili… Nel dominio delle qualità soggettive esistono qualità attive… che ho proposto di chiamare pregnanze. Queste pregnanze, che sono inizialmente i valori fondamentali della regolazione biologica (la fame, la paura, l’amore, etc.), s’investono sulle forme spaziali (forme dette salienti) che possono in seguito propagarle per contiguità spazio-temporale (…)”
Renè Thom, I contorni in pittura, in ‘Alfabeta’, n.44, 1983

“C’è voluto molto tempo perché si dimostrasse, nella filosofia della scienza come nella psicologia della percezione, che l’ideale dell’osservazione pura non è che un miraggio, che la nostra mente non è un vuoto innocente in cui il mondo esterno si imprime, solo che ci si disponga ad accoglierlo. Oggi sappiamo che ogni osservazione è il risultato di una domanda che attivamente rivolgiamo al mondo, ogni domanda comporta un’ipotesi, e le ipotesi sono reti: solo chi le getta prenderà qualcosa.”
D.Usberti & M.Santambrogio; in ‘Alfabeta’, 1982